La Fiera Internazionale della Musica, che si è svolta dal 16 al 18 maggio scorsi nel quartiere fieristico di Genova, si è confermata alla sua seconda edizione come il più grande contenitore italiano di musica live. I giovani organizzatori, supportati senza contributi in denaro dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, insieme alla Fiera di Genova, che ha offerto l'area nuda dei suoi padiglioni, hanno realizzato una fiera complessa per la quantità di eventi in essa contenuti. In un momento in cui la richiesta di opportunità da parte di un enorme pubblico di musicisti non trova oggi risposta, la sfida di Verdiano Vera (patron del FIM) e dei suoi collaboratori è stata quella di dare spazio a tutte le forme di espressione legate alla musica, mettendo insieme cose anche molto diverse: la musica live su cinque differenti palchi con generi che hanno spaziato dal rock alla classica, dal progressive alla jazz, dalla dance al blues, un’area interamente dedicata agli amanti della consolle e un’altra alla danza e al ballo, un centinaio di appuntamenti con seminari e presentazioni a carattere didattico e un'area expo (un po' troppo libera di esprimersi senza particolari controlli sulle emissioni acustiche degli espositori). Forse i ragazzi dell'organizzazione avrebbero potuto seguire meglio il programma così complesso e ricco di eventi, se gli enti istituzionali li avesse almeno sollevati dal doversi occupare di questioni logistiche e burocratiche più consone a un ufficio tecnico del comune o dell'ente fiera. Seguire contemporaneamente contenuti molto diversi richiede un grande dispendio di energia che porta a inevitabili errori (come quello di prevedere l'esibizione, poi annullata, di un'orchestra di musica classica all'interno del padiglione espositivo). Ma si tratta di cose migliorabili oggi che la macchina è partita affermandosi in questa seconda edizione con una risposta di pubblico registrata dagli organizzatori sui 12.000 ingressi in tre giorni, un numero soddisfacente per la stessa Fiera di Genova, che ha già promesso, per voce del suo presidente Sara Armella, una sua maggiore presenza al fianco degli organizzatori. Da parte nostra, un consiglio ai ragazzi del FIM, prima della terza edizione, ci sentiamo di darlo: dopo aver aperto le porte a tutti gli attori del mondo della musica e aver coinvolto un numero significativo di visitatori, è arrivato il momento di fare un po' d'ordine per evitare che le stesse iniziative affoghino in un programma così denso. Oggi viviamo in un'epoca che potremmo definire "noise", nella quale una gran quantità di informazioni di varia intensità ci impedisce spesso di comprenderne le differenti qualità. Una selezione per stabilire in quali dosi offrire al pubblico tutti gli ingredienti della ricetta FIM, la direzione artistica dovrà pur farla, per evitare che performance imbarazzanti come quella dello Zoo di 105 finiscano per rappresentare il mondo del djing secondo il FIM. Per evitare di cadere nel nostalgico ritorno al passato, occorrerà cioè assumersi anche la responsabilità di approfondire, valutare e promuovere ciò che di buono ha da offrire il presente della musica, per quanto sterile e poco interessante possa apparirci. In questo modo, la Fiera Internazionale della Musica potrà diventare quello che il MEI di Faenza avrebbe dovuto essere prima di finire nella mediocrità del "vale tutto": una fiera rappresentativa di tutto il settore, ma anche promotrice delle qualità, dote oggi assolutamente necessaria in chiave di sviluppo.