Si è tenuta dal 10 al 13 ottobre scorso presso lo Shanghai New International Expo Centre (SNIEC) la più importante fiera asiatica degli strumenti musicali. Con 122.519 visitatori provenienti da 79 Paesi e regioni diverse (+11% rispetto al 2018), 2.414 espositori da 34 Paesi (+7%) all'interno di 13 padiglioni e il 10% in più di pubblico presente agli eventi collaterali all’esposizione, Music China ha confermato la sua crescita inarrestabile. Non sono però solo i numeri a sottolinearlo, bensì una serie di nuovi elementi qualitativi che ci hanno fatto vivere quest'anno un'edizione ancor più interessante. Siamo arrivati alla diciottesima edizione di questa fiera divenuta strategica per il mercato internazionale, organizzata da Messe Frankfurt, Intex Shanghai e CMIA in contemporanea con Prolight + Sound Shanghai (gemella della omonima fiera tedesca delle tecnologie audio, video e luci professionali).
Quando vi partecipai per la prima volta era il 2004. Allora le aziende occidentali andavano lì per comprare strumenti a basso costo da rivendere nei rispettivi Paesi a prezzi più elevati, senza preoccuparsi troppo della qualità di quel primo made in China. Con il passare del tempo, le fabbriche locali si sono organizzate e hanno iniziato a produrre per sé invadendo il mondo con strumenti di qualità via via sempre più elevata, e lasciando ai marchi affermati la fascia più alta del mercato, quella richiesta da chi ha un potere di acquisto più alto, sempre più numerosa anche in Cina. Oggi, i produttori di tutto il mondo partecipano a Music China proprio con l'aspettativa che cresca la richiesta di prodotti musicali di qualità da parte di una fetta sempre più ampia dell'enorme platea di musicisti, che la Repubblica Popolare Cinese sforna ogni anno, anche grazie all'intenso programma di educazione alla pratica musicale promosso dal governo cinese. Ma la richiesta di strumenti da parte della popolazione va di pari passo con la crescita di competenza da parte dei costruttori locali, i quali, anziché lasciar campo libero ai produttori esteri, oggi preferiscono assumere figure professionali di altri Paesi che li aiutino a fare un ulteriore salto di qualità. E ciò non accade solo nel settore degli strumenti musicali, perché, anche se ci sono ragioni economiche che consigliano alla Cina di favorire le importazioni per stimolare la crescita dei consumi interni, il piano che il governo cinese ha approntato per i prossimi cinque anni (Made in China 2025) mira all'indipendenza tecnologica della propria industria, prospettiva che avrà ricadute anche sul nostro settore, soprattutto per quel che riguarda i prodotti di tecnologia avanzata. Il motore di Music China è soprattutto la formazione, che nella tradizione della Repubblica Popolare Cinese è fondamentale per lo sviluppo di tutti i settori. In questo senso, impressiona la velocità con cui, per esempio, la didattica musicale si sta affiancando a quello che in Cina viene definito Internet Plus (Internet +) per sfruttare al massimo le nuove potenzialità della rete a favore dell'e-learning musicale. Invitato dal Beijing Musical Instruments Research Institute al convegno "Foresight&Future, The First International Forum of Musical Instrument Innovation" ho potuto toccare con mano quanto l'innovazione tecnologica sia il focus principale dell'attuale classe manageriale cinese anche nell'industria musicale. Dall'altro lato, la domanda di strumenti tradizionali in Cina cresce continuamente. È così che Music China riesce a coniugare tradizione e innovazione, accogliendo visitatori ed espositori diversi tra loro in un numero sempre crescente di padiglioni. Fatta salva la forte presenza di strumenti musicali tradizionali che ha attirato gran parte del pubblico locale più adulto, il resto dell'area espositiva, le sale dei seminari e i palchi allestiti per le performance live hanno evidenziato una grande varietà culturale. Si è ascoltato musica blues, pop, rock, jazz ed elettronica, ma anche classica europea e tradizionale da moltissimi Paesi del mondo, fino a quella orientale non solo cinese, medio-orientale e in piccola parte anche africana. Il melting pot che ha sempre alimentato la convivenza culturale Statunitense, e che oggi viene messa in discussione da un preoccupante conflitto interno a quel grande Paese, sembra essersi trasferito qui a Shanghai. Se oggi il NAMM statunitense mostra di essere una fiera autoreferenziale il cui obiettivo è riaffermare la visione nordamericana della musica nel mondo, se la Musikmesse di Francoforte soffre dell'assenza di un'identità europea in un momento di oggettiva crisi economica del Vecchio Continente, Music China appare il centro del mondo, il luogo in cui si concentrano gli interessi e gli investimenti del mercato globale... certo nel rispetto delle stringenti regole cinesi. È qui che proprio quest'anno abbiamo vissuto il paradosso di una fiera organizzata in un Paese dalla limitata libertà di espressione, che riesce a esprimere la complessità della musica contemporanea, nelle differenti forme e culture che essa ha assunto nel mondo. È qui che abbiamo visto un gran numero di bambini insieme ai loro genitori, incoraggiati a suonare ogni strumento che incontravano sui loro passi, fino a che non si addormentavano stanchi a dispetto del rumore assordante dei padiglioni in cui si trovavano. È qui, infine, che abbiamo visto come è cambiato il modo di vestirsi (un po' anche svestirsi) e truccarsi degli adolescenti, sempre più simile a quello in uso nei Paesi dell'Asia più "occidentalizzata". Con alcune contraddizioni, come è prevedibile aspettarsi da una fiera che cresciuta così velocemente. Per esempio il posizionamento di alcuni produttori di batterie acustiche vicino all'area delle scuole, mentre il padiglione riservato alle percussioni, che è stato opportunamente allontanato dal resto dell'esposizione, non era sempre affollato, forse proprio a causa dalla difficoltà da parte dei visitatori di sopportare a lungo il rumore eccessivo, uno degli elementi critici di Music China. Curioso assistere all'esibizione di una sezione di fiati e poi scoprire che era supportata da un'intera big band di cui però non arrivava alcun suono perché ciò che prevaleva erano le basi di un tastierista all'opera nello stand a fianco. Parlando di strumenti, pur nella difficoltà di valutarne in una fiera così caotica la reale qualità timbrica, quest'anno è letteralmente esploso il settore delle chitarre acustiche. La bellezza dei legni utilizzati, degli intarsi e delle finiture degli strumenti ha raggiunto livelli impressionanti. È chiaro che in assenza di un humus culturale di riferimento, la necessità di produrre velocemente strumenti non appartenenti alla propria cultura aveva portato inizialmente a copiare quelli originali. Oggi invece possiamo dire che con il passare del tempo, gli artigiani cinesi hanno acquisito la conoscenza sufficiente a metterci del proprio dal punto di vista estetico e, sempre di più, tecnologico. Si pensi per esempio ai numerosi controller digitali e ai sistemi microfonici wireless per strumenti acustici di vario genere esposti a Music China. Strumenti maneggiati con cura dagli standisti cinesi che indossavano guanti bianchi anti-ditate. Interessante anche l'utilizzo dell'intelligenza artificiale in varie applicazioni audio. A proposito di audio, una visita ai padiglioni Prolight + Sound dedicati al mondo della registrazione e del live ha confermato la differenza culturale tra i due modi di intendere l'amplificazione del suono, occidentale e orientale. Se un progettista, un service e un fonico hanno come obiettivo quello di preservare le caratteristiche sonore della musica che amplificano, devono partire dalla conoscenza di quella musica, qualunque essa sia. È in questo senso che all'interno di questa fiera si comprende quanto tempo occorra ancora perché le demo raggiungano un livello di qualità soddisfacente. Anche perché, dal punto di vista tecnologico non esiste più alcun gap. I sistemi PA made in China utilizzano componentistica di qualità, così come nelle luci, la tecnologia a led è ormai affidabile. Music China ha previsto un fitto programma di master class, seminari e circa un migliaio di eventi, tra performance e incontri di vario genere. La collaborazione con la NAMM americana ha portato qui il NAMM CMIA Industry Forum e le NAMM University "How-to Sessions". Molto partecipate anche le altre iniziative: il Music Lab, l'Arts Salon, il Global Forum e i workshop sulla Musica Tradizionale Cinese, il Drum Circles, l'International Electronic Music Competition e la Jazz Master Competition.
La prossima edizione di Music China si terrà sempre a Shanghai dal 28 al 31 ottobre 2020.
Info: Messe Frankfurt