Giunto alla quarta edizione, il Guitar Show ha di fatto attivato nei giorni 10 e 11 luglio scorsi il semaforo verde delle manifestazioni di settore post pandemia e lo ha fatto con stile e grandi investimenti.
Una nuova sede, la Fiera di Padova, dove si sono potute rispettare le distanze di sicurezza imposte dal protocollo anti Covid e dove si è potuto godere di una manifestazione che finalmente ha riportato organizzatori, espositori e pubblico in una dimensione che rende giustizia a quella che per tutti i presenti continua a essere una forte e implacabile passione.
Già dal parcheggio arrivano le prime urla di chitarre distorte e colpi di batteria: ci sentiamo “a casa” e tutto questo, sinceramente, ci è mancato parecchio. 
All’interno delle tre hall del padiglione della fiera ci muoviamo guardandoci intorno. Il distanziamento impone grandi spazi tra gli stand i corridoi sembrano infiniti, ma tutto questo ha permesso a Luca Friso, l’organizzatore della kermesse, di essere in regola per ricominciare. Palco esterno per demo diurne e concerti serali, palco interno gestito da MusicOff che ininterrottamente per due gironi ha trasmesso in streaming interviste e tavole rotonde. 
Limite di affluenza a 2.000 ingressi, ma già da sabato c’è stata un’ottima presenza di visitatori, tutti evidentemente felici di esserci e molto curiosi. Il Guitar Show si è sempre contraddistinto per la qualità degli espositori: un giusto melange tra aziende, rivenditori e soprattutto piccoli e medi produttori. Proprio quest’ultima categoria è stata quella che più ha colpito i visitatori, noi compresi. Chitarre, bassi, effetti, amplificatori: ogni categoria è molto ben rappresentata da giovani realtà che mostrano il proprio operato sottolineando in modo evidente ottime idee ben realizzate. Siamo in un’epoca dove la tecnologia la fa da padrona e il termine oggi largamente utilizzato, “maker”, ben identifica modalità e intenzioni della piccola-media produzione. Tecnologia al servizio del prodotto. Non mancano brand e modelli che si rifanno evidentemente alla tradizione e, soprattutto per quanto riguarda il mondo della chitarra acustica, la proposta è ancora saldamente appoggiata a idee e concetti nati molti anni fa. C’è stata sicuramente un’evoluzione che però è oggi leggermente in stallo. Le ultime importanti innovazioni in termini di forme e materiali risalgono agli ormai lontanissimi anni ’90 e, di fatto, il liutaio nell’accezione stretta del termine è ancora legato alla manualità nei diversi processi di produzione.
Discorso totalmente differente per quanto riguarda le chitarre elettriche e i bassi: i materiali alternativi al legno hanno portato nuova linfa al settore. Alluminio e carbonio danno la possibilità di esplorare nuovi suoni e forme e, diversamente dagli anni passati, con costi di produzione ridotti anche se spesso gestiti da realtà già in possesso dei mezzi necessari per questo tipo di lavorazione complessa già applicata a prodotti di altro settore. Nel mondo dell’amplificazione per chitarra, valvole sì, ma anche tecnologia ibrida valvolare-digitale sempre a riprova che i costi di realizzazione oggi diventano accessibili anche per piccoli produttori. Nel settore degli effetti per chitarra a pedale abbiamo incontrato realtà che si stanno affermando anche all’estero (Stati Uniti compresi) confermando le buone idee provenienti dal nostro Paese e la nostra capacità di essere concreti nella realizzazione di nuovi progetti con una spiccata attitudine al “problem solving” che spesso frena la concorrenza internazionale.
Insomma: una bella boccata di aria fresca questo Guitar Show di Padova che fa ben sperare in una ripresa, seppur lenta, e proietta già con giusto ottimismo una voglia di operare e far bene per la prossima edizione. (Max Pontrelli)